Sedici anni fa, il terremoto a San Giuliano scosse il Molise e procurò diverse vittime tra cui molti bambini che morirono sotto il crollo della scuola in cui si trovavano al momento delle scosse. A distanza di 16 anni un équipe dell’Università di Tor Vergata (Roma) conduce uno studio che ci rivela l’efficacia del trattamento psicoterapico sui superstiti di tale sisma.
Lo studio condotto a Roma ha registrato l’attività cerebrale delle persone terremotate ed ha riscontrato che chi si era sottoposto a trattamento psicoterapico era riuscito a superare il trauma a differenza di chi non aveva intrapreso un percorso del genere che ancora manifestava dei significativi disagi legati all’evento. Nello specifico i ricercatori sono riusciti a mappare le attività cerebrali che lascia un trauma ancora attivo e a verificare a distanza di anni chi, sempre mediante la fotografia dell’attività cerebrale, non avesse più alcuna traccia del trauma nella sua attività cerebrale. Ebbene, sembrerebbe che il Cnr e l’università di Tor Vergata abbiano concluso che chi si era sottoposto a psicoterapia dopo il terremoto non riportasse più alcuna traccia del trauma nella sua attività cerebrale.
Alla luce di questi risultati una domanda nasce spontanea: ma come funziona il nostro cervello di fronte ad un trauma? A seguito di un lutto, un trauma, un fatto doloroso è come se la nostra memoria congelasse dentro di sé e nelle reti del cervello l’evento scatenante il trauma che continua a disturbare il soggetto ad esempio mediante un Disturbo da Stress Post traumatico o altri disturbi psicologici simili (attacchi di panico, fobie, ossessioni ecc.).
Quello che i ricercatori di Tor Vergata sono riusciti a fare è stato misurare a distanza di molti anni i sintomi cronici dei sopravvissuti al terremoto scoprendo che le persone che non avevano mai curato mediante la psicoterapia i loro disturbi ancora manifestavano disagi fastidiosi come attacchi di panico, dissociazioni o malesseri generali ecc. a differenza di chi invece aveva affrontato il trauma mediante psicoterapia.
Queste misurazioni sono state eseguite in soggetti trattati a livello psicologico sia prima sia dopo questo intervento riscontrando dei significativi miglioramenti dopo il trattamento. In altri termini, chi aveva lavorato sul trauma mediante psicoterapia ricordava sì l’evento ma lo rammentava come un qualcosa che apparteneva al passato e che pertanto era stato archiviato, superato, chi non aveva intrapreso alcun percorso “curativo” invece portava ancora i segni ben visibili, cioè disturbi significativi, a causa del terremoto.
L’attento monitoraggio elettroencefalografico (Eec) condotto dagli studiosi di Tor Vergata ha consentito di osservare dettagliatamente ciò che succede durante una psicoterapia: ebbene, al termine degli interventi di psicoterapia è stato scoperto un significativo spostamento delle attività elettriche dalle aree cerebrali visive alle regioni cerebrali frontali e temporo-parietali. Tutto ciò sta a significare che l’evento traumatico, se trattato con psicoterapia, si riesce a muovere da aree che creano immagini patologiche del trauma a regioni del cervello che hanno un ruolo prettamente cognitivo e associativo, le cui attività consentono di modulare i ricordi del trauma e di espellere e/o controllare le emozioni negative ad esso collegate.
Quanto sopra esposto si rivela pertanto una scoperta importantissima a livello clinico, soprattutto per chi non ha mai creduto che la psicoterapia potesse portare davvero giovamenti.
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