Tutti noi sappiamo cosa è una fobia, ma per fortuna non moltissimi sanno a meno che non l’abbiano sperimentato sulla propria pelle, a livello emotivo e comportamentale cosa comporta avere un fobia.
Una fobia è una paura specifica, incontrollata, che ci paralizza e spesso ci fa evitare l’oggetto fobico. Il più delle volte questa paura non ha una causa razionale e quindi non può essere trattata o affrontata in maniera razionale. Frequentemente, infatti, se una fobia ha una causa, (ad esempio la paura dei cani perché da piccola sono stata morsa) più che di fobia si parla di disturbo da stress post traumatico che ha ancora strascichi sul presente e che quindi ha creato la fobia (nel caso specifico dei cani). In altre parole quando sono stata morsa dal cane ho subito uno stress talmente forte che nonostante sia passato magari tanto tempo, ho ancora vivido quel ricordo e le sue conseguenze, perciò in seguito ho generalizzato la mia paura a tutti i cani e l’ho mantenuta viva tutt’oggi.
Chi soffre di una fobia spesso ha paura di vedere l’oggetto fobico non solo dal vivo per cui lo evita o evita tutte quelle situazioni che lo porterebbero in contatto con tale oggetto, ma addirittura soffre nel vederlo in televisione o in foto. Una mia amica aveva così paura dei topi che non solo non ha mai letto Topolino, ma in sua presenza la parola ‘topo’ non poteva nemmeno essere pronunciata altrimenti cominciava a strillare.
Ed ecco che la tecnologia ci viene in soccorso per questo genere di problematiche. Nel 2016 la start up Idego che proprio da allora si occupa di psicologia digitale, ha cominciato a studiare strumenti tecnologici che potevano risultare utili per curare patologie psicologiche cominciando dalle fobie fino ad interessarsi alla riabilitazione cognitiva. Nello specifico l’Idego ha sviluppato 5 app relative a diverse fobie come la paura di guidare o la claustrofobia, il disturbo ossessivo compulsivo fino alla riabilitazione cognitiva, che ha presentato al Festival della Psicologia a Roma. Nello specifico la start up ha ideato un visore attraverso il quale il soggetto fobico può vedere, avvicinarsi e toccare virtualmente l’ oggetto fobico di cui ha timore. Nell’arco dei due giorni di Festival oltre 2000 professionisti hanno fatto la fila per testare il visore: il padiglione dell’Idego è stato il più visitato. In quell’occasione e da allora, la start up ha sottoscritto centinaia di pre-order per l’acquisto della licenza dell’utilizzo delle sue app (circa 260-280 Euro annui).
Per le fobie specifiche, come precedentemente accennato, l’Idego ha ideato un visore che permette di affrontare lo stimolo ansiogeno in maniera virtuale in un contesto controllato che mira ad aiutare il paziente, mediante un adattamento graduale, ad abbattere pian piano la paura. Il vero vantaggio della realtà virtuale sta nel poter essere seguito dallo specialista durante il processo fino ad acquisire, con il suo aiuto, nuove strategie utili a sconfiggere le proprie fobie evitando di andare incontro ad ulteriori traumatizzazioni.
In qualche senso la terapia strategica breve con il suo protocollo per le fobie aveva già colto la necessità di sottoporre il paziente in maniera vicaria allo stimolo ansiogeno perciò proponeva un avvicinamento graduale partendo da ricerche specifiche sull’oggetto fobico sul cartaceo o su internet fino ad arrivare, nell’arco di alcune sedute, a sottoporsi allo stimolo fobico dal vivo. Anche i cognitivisti con la desensibilizzazione sistematica avevano tentato di raggiungere lo stesso risultato sottoponendo però il paziente a sforzi di volontà enormi per affrontare gradualmente, ma sempre e solo dal vivo, l’oggetto temuto.
La start up però, non ha solo realizzato app per le fobie, ma come accennato ha inventato anche Cerebrum un’app utile per la riabilitazione cognitiva. Tre sono i moduli del programma: memoria e apprendimento, stime cognitive e attenzione. 21 sono gli esercizi virtuali che variano a seconda della difficoltà e spaziano dal rammentarsi della disposizione di alcuni oggetti in una stanza alle associazioni di segni e parole. Per creare le app l’Indigo ha sfruttato la supervisione tra gli altri del Centro di Cognitivismo di Firenze, un supporto rivelatosi fondamentale data l’inesperienza del giovane staff della start up. L’ottima riuscita del prodotto è stata testimoniata dal riconoscimento dello stesso da parte dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, promotore del Festival di Roma nel quale le app della Indigo sono state lanciate, che ha dimostrato l’interesse della comunità scientifica degli psicologi a queste nuove tecnologie. D’altronde in questo momento storico, caratterizzato da nativi digitali, si sente l’esigenza di aggiornarsi e stare al passo con i tempi anche nell’ambito della terapia psicologica per cui anche gli strumenti dello psicologo che si interfaccia continuamente con pazienti così detti millennials, hanno necessità evolversi per venire incontro ai nuovi disagi psicologici del millennio. A tal fine l’ Indigo sta facendo di tutto per rendere i propri prodotti efficaci ed accessibili.
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