Chi di noi non ha sofferto almeno una volta nella vita di ansia da prestazione rispetto a un esame, a un compito, a un colloquio importante, a una gara o qualunque altro evento che ci preoccupava? Credo che la maggior parte dei lettori, appena letta questa domanda abbia riportato alla sua mente uno o più episodi in cui si è sentito particolarmente agitato in vista di una performance.
Ebbene l’ansia, a dispetto di quanto si creda, perché la sua nomea non è proprio delle migliori, non è del tutto negativa, anzi. Essa è un’emozione che rappresenta uno stato di attivazione comportamentale, ovvero un arousal, utilissimo ai fini della sopravvivenza della specie.
Quando un individuo deve portare a termine una prestazione, di qualunque genere sia, il suo organismo attiva tutta una vasta gamma di processi fisici, psichici e fisiologici che gli consentono di raggiungere l’obiettivo. Essere in grado di gestire questo stato di attivazione vuol dire pertanto sviluppare l’attenzione, la vigilanza ed essere capace di dominare le proprie risposte fisiologiche (batticuore, sudorazione, tremori ecc.).
Un giusto livello di ansia consente di migliorare la prestazione permettendo di sviluppare nel miglio modo possibile tutte le nostre risorse e quelle disponibili nell’ambiente circostante. Oltre a ciò indica che il compito che stiamo per svolgere è per noi importante perciò siamo concentrati al massimo su ciò che dobbiamo fare. Se è così, allora perché attribuiamo sempre una valenza negativa all’ansia? Lo schema qui sotto ci fornisce una risposta:
Come si vede dal grafico che rappresenta la curva dell’ansia, essa a seconda di quanto si impenna può acquisire una valenza negativa o viceversa positiva. Come abbiamo detto, l’ansia è il motore che ci spinge all’azione e ci fa migliorare la performance, ma se raggiunge livelli troppo alti, anziché farci muovere, ci paralizza. Quindi il problema non è provare ansia, anzi, essa serve, ma provarla in quantità troppo elevata. E da che dipende la quantità di ansia che proviamo? Innanzitutto occorre distinguere tra ansia di stato ed ansia di tratto. La prima si riferisce a un’ansia transitoria che si innesca di fronte ad un compito importante da svolgere e che scompare una volta eseguito il compito. La seconda, invece, è più difficilmente gestibile in quanto dipende dalle nostre caratteristiche di personalità e c’è sempre, più o meno latente dentro di noi, a prescindere se ci troviamo di fronte ad un esame o meno. Per liberarsi da questo secondo tipo di ansia probabilmente dovremmo ricorrere ad uno specialista.
Ma come facciamo a riconoscere l’ansia? Essa si manifesta in maniera lampante su tre diversi piani:
1) a livello soggettivo si vivono sensazioni spiacevoli, pensieri fastidiosi ed ingombranti, fantasie la cui percezione aumenta ancor più il disagio e l’apprensione; inoltre si vivono sentimenti di impotenza nell’affrontare ciò che sta accadendo;
2) a livello corporeo l’ansia si manifesta con sudorazioni, palpitazioni, tremori, sudori freddi, tensioni muscolari ed espressioni fisiognomiche tipiche come occhi sbarrati o lineamenti contratti;
3)a livello comportamentale per cui si evidenziano gesticolazione esaltata, difficoltà nello stare fermi, comportamenti incerti ed indecisi.
Altre manifestazioni tipiche dell’ansia sono: irritabiltà, cefalea, disturbi del sonno, inappetenza, disturbi gastrointestinali (vomito, bruciore di stomaco, diarrea, ecc) e sudorazione eccessiva. Altri fattori che condizionano gli stati ansiosi sono l’età, le caratteristiche di personalità come abbiamo già visto, l’autostima e la fiducia in se stessi, la motivazione ed il livello di preparazione circa il compito che si deve svolgere.
Ma veniamo ora ai consigli per gestire l’ansia pre esame.
- Organizzate lo studio con un piano dettagliato: nessuna maratona di studio, nessun bibitone di caffè per stare svegli notti insonni sopra i libri: occorre avere ben presente tutto ciò che bisogna studiare, sapere quanto tempo si ha a disposizione per studiare e distribuire la mole di studio nei giorni che si hanno. Questo sia per non affaticare la mente, ma anzi, in maniera tale da darle il tempo sufficiente per immagazzinare pian piano le informazioni, sia per non affaticare il fisico perdendo la cognizione del tempo e soprattutto del ciclo sonno veglia
- Trovate il tempo per rilassarvi e curare il vostro fisico: occorre concedersi il tempo per curare il corpo, per distendersi e scaricare le tensioni che inevitabilmente si accumulano sul vostro corpo. Si può approfittare della bella stagione per regalarsi una passeggiata al tramonto, nelle ore più tiepide della giornata, magari in un parco o al mare se lo si avete a pochi passi
- Continuate a curare le relazioni: distrarsi ogni tanto dallo studio fa benissimo alla mente. Inutile quindi declinare gli inviti degli amici per una birretta al pub, concedetevela, distraetevi!
- Organizzate gruppi studio: confrontarvi con i vostri compagni rende lo studio più piacevole e vi dà l’opportunità di assimilare nuove informazioni in maniera più leggera ed inconsapevole
- Dormite almeno 7-8 ore al giorno: la nostra mente per poter immagazzinare contenuti ha bisogno di essere riposata, pertanto è importante che dormiate un numero sufficiente di ore affinché il vostro cervello sia recettivo. Non considerate le ore in cui dormite come ore perse, al contrario, esse sono ore che vi faranno guadagnare tempo quando sarete più concentrati sui libri
- Bevete tanto! Acqua, bevande rilassanti (passiflora, camomilla, tiglio, ecc.), bevande fresche…non pensate che il caffè sia il vostro unico alleato! Esso ha sì il potere di tenervi svegli, ma anche quello di innervosirvi…
- Immaginate come sarà più serena la vostra vita dopo l’esame, avrete un’estate da godervi, cominciate a pensare a cosa fare così sarà più lieve sostenere gli ultimi sforzi scolastici
Allora, in bocca al lupo!!
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