L’epoca attuale vede i matrimoni durare così poco, giusto il tempo di fare un figlio e la coppia non regge a questo nuovo ménage à trois e si scoppia. Ed ecco la separazione, poi il divorzio con tutto ciò che questo comporta nella vita di un bambino. Le madri, la maggior parte delle volte, sono quelle che riescono ad avere l’affidamento e seppur oberate di lavoro, hanno la possibilità di “viversi” il figlio in una sorta di normalità. Ma il padre? Il padre, maggiormente in passato, perché la giurisprudenza in fatto di diritto di famiglia ha mosso passi da gigante in questi ultimi anni, si ritrova così in un ruolo marginale che lo fa partecipare part time alla vita del figlio e che deve affrontare mille difficoltà economiche perché, non essendo genitore affidatario, deve lasciare la casa coniugale e provvedere a mantenere il figlio (a volte addirittura l’ex moglie!!) e le spese di una nuova casa con lo stesso stipendio che prima però bastava.
Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a 691 delitti, 158 minori uccisi, 976 vittime di suicidi ed omicidi, non ultimo quello del carabiniere Luigi Capasso che a Cisterna di Latina poche settimane fa ha commesso una strage ferendo quasi a morte la moglie ed uccidendo le sue due figlie prima di togliersi la vita. Questa è la deflagrazione di una violenza disperata che porta il genitore separato (quasi sempre il padre) alla follia omicida- suicida a volte per vendicarsi della propria ex, a volte per la disperazione di non poter essere presente nella vita dei figli. Ad una disperazione di tipo affettivo, sovente si aggiunge quella di non poter più condurre, una volta separato, una vita dignitosa perché i soldi non bastano mai e perché una volta separato sopraggiungono delle spese che prima in famiglia non si avevano. In questi ultimi anni abbiamo visto padri affittare stanze in appartamenti neanche fossero studenti fuori sede, alcuni di loro addirittura sono finiti a dormire in macchina. Un ottimo spaccato della vita di un padre separato lo offre il film “Gli equilibristi” il cui protagonista, interpretato da Valerio Mastandrea, padre separato si trova a dover combattere una lotta quotidiana per arrivare ad occuparsi dei suoi figli, affidati alla moglie, e delle proprie esigenze, con uno stipendio da impiegato che non basta mai.
Ma partendo dal presupposto che queste situazioni esistono, cosa consigliare a queste persone? Indubbiamente per ciò che concerne la tutela legale, il primo consiglio è quello di affidarsi ad un avvocato che riesca a tutelare, senza nulla togliere alla prole, colui che è costretto ad abbandonare la propria casa. Come già accennato, in questi ultimi anni si sono fatti passi da gigante in materia (legge della cassazione 11504 del 10 Maggio 2017) soprattutto da quando i giudici hanno cominciato a garantire la bigenitorialità, diritto fondamentale del bambino che sancisce il sacrosanto bisogno di crescere con entrambi i genitori seppur separati. Sulla carta pertanto i padri separati acquisiscono gli stessi diritti delle madri (fatti salvi i casi in cui il padre sia dannoso per il figlio per qualche motivo, perché violento, alcolista ecc.), ma nella pratica hanno spesso diritto di vedere i figli due o tre volte alla settimana e due week end al mese, un tempo inferiore rispetto a quello trascorso con il genitore affidatario. Ultimamente alcuni giudici hanno prediletto l’affido congiunto del minore per garantire al bambino la possibilità di trascorrere più o meno lo stesso tempo con entrambi i genitori. Questo tipo di affido però, a mio avviso, specie nei casi di minori, provoca uno scombussolamento delle abitudini e delle sicurezze del bambino che viene spostato da una abitazione all’altra trasformandolo in un soggetto costantemente con la valigia in mano che dorme qua e là a seconda dei giorni che i genitori hanno concordato. Non sono d’accordo con questa nuova tipologia di affido perché credo che nella tutela del minore si debba tener presente anche l’importanza di certi rituali, come il dormire nella propria cameretta o il mantenere le proprie abitudini (motivazioni queste che portano spesso il giudice a lasciare la casa coniugale al genitore affidatario al di là se questa sia di sua proprietà o di proprietà del coniuge) e che sia sì, importante quanto tempo il bambino sta con il padre, ma soprattutto la qualità più che la quantità di questo tempo che i due trascorrono insieme.
Al di là di questi discorsi, non di mia competenza perché più vicini al campo legale che a quello psicologico, mi piacerebbe, con questo articolo, poter fornire, a chi avrà voglia di leggerlo, dei piccoli suggerimenti su come gestire il rapporto con il proprio figlio se si è un padre separato.
- Intrattenere e gestire in maniera intelligente il rapporto con la madre del proprio figlio: nonostante i torti che si pensa siano stati subiti, al di là del disprezzo o del risentimento che possiate provare per la madre di vostro figlio, è importante mantenere con lei un rapporto il più possibile sereno. Evitate di parlare, sentire, o impelagarvi con lei in discorsi che ritirano fuori vecchi dissapori, i vostri contatti con lei devono essere ridotti al minimo e devono avere come unico e solo argomento il bene di vostro figlio
- Non parlate male al bambino della madre: è auspicabile che nessuno dei due genitori getti fango sull’altro. Per quanto vi possiate odiare, detestare, schifare, agli occhi di vostro figlio non dovete screditare l’altro cercando così di ottenere l’appoggio di vostro figlio ai danni della madre. Non è una gara a chi è più bravo, più onesto, più buono, l’unica sfida riguarda la creazione di un contesto sereno che possa ridurre al minimo i disagi che una separazione può procurare nella vita di un bambino
- Non usate vostro figlio come oggetto di contesa: non cercate di ottenere dalla vostra ex moglie ciò che volete trasformando vostro figlio in una merce di scambio. Non devono esistere ricatti morali, minacce o strumentalizzazioni per ottenere benefici dalla vostra ex che vedano come vittima il benessere di vostro figlio
- Non cercate di colmare il vuoto che lasciate con i soldi o i regali: nonostante i normali sensi di colpa che si provano in queste situazioni derivanti dall’assenza coatta nella vita di vostro figlio, ricordate che i bambini non si comprano né con i soldi né con i regali. Non vi preoccupate, arriverà il tempo in cui questo accadrà, durante l’adolescenza sarete probabilmente considerati da vostro figlio come un bancomat, tutti gli adolescenti lo fanno! Ma prima di allora, ed anche durante l’adolescenza non dite sempre sì alle loro richieste più o meno esplicite, non è educativo e non è questo l’importante. Non si conquista l’amore e l’affetto di vostro figlio con i soldi, con il cedere a qualunque richiesta, ma con il mettere a frutto il tempo che avete da dedicargli. Create degli spazi solo vostri, un vostro codice, un’alleanza cercando di essere davvero presenti quando siete con lui
- Giocate con vostro figlio, non lo parcheggiate di fronte alla TV, ai Tablet, ai cellulari, con i figli degli amici. Saranno i giochi che farete insieme a ricordargli di voi quando voi non sarete nella sua quotidianità
- Siate affidabili: non fate promesse che non potete mantenere! Non c’è cosa più brutta per un bambino che vedersi “ingannato”. Vostro figlio, non potendo vivervi quotidianamente, già sentirà la paura di perdervi e sarà insicuro circa la vostra presenza e il vostro rapporto, dimostratevi quindi affidabili
- Attenzione a chi gli presentate! Nessuno vi dice di non rifarvi una vita… voi, a differenza del genitore affidatario, avete anche una maggiore possibilità di vivere un nuovo rapporto. Nonostante ciò, non presentategli la prima donna di turno, fate entrare nella vita di vostro figlio un’altra donna solo quando siete sicuri del rapporto che avete in piedi e quando pensate che sia solido e duraturo. Con queste premesse potrete introdurre la vostra nuova compagna in maniera graduale senza imporre prepotentemente la sua presenza nella vostra diade padre-figlio stabilendo piano piano nuove abitudini a tre anziché a due
- Se avete qualunque difficoltà non abbiate paura o vergogna, rivolgetevi ad uno specialista, non necessariamente ad uno psicologo anche solamente ad una delle tante associazioni per padri separati presenti sul territorio
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