C’è chi afferma al proprio partner con fierezza “Ti amo come il primo giorno!” pensando di dire qualcosa di carino, ma in fondo è così? Oppure no? Occorre esaminare l’evoluzione dell’ amore per dare una risposta a queste due domande. Per far sì che una storia continui, abbiamo bisogno che questa, con il tempo, si evolva…. Allora forse l’affermazione con la quale si apre questo articolo assume una valenza non poi tanto positiva.
Un sacerdote di mia conoscenza durante i suoi corsi pre-matrimoniali come prima domanda alla propria platea chiede: “sei innamorato/a della donna/uomo che intendi sposare?”. Se la risposta è affermativa il sacerdote risponde: “allora non sei pronto/a per sposarti”. Perché? Tutto ciò sembra un controsenso, un paradosso… eppure, a mio avviso, un perché valido c’è. Quando siamo innamorati di qualcuno ancora viviamo in una sorta di favola per cui l’altro ai nostri occhi risulta perfetto e, in quanto tale, siamo sicuri di volerlo per sempre al nostro fianco. Ma la fase di innamoramento, in genere, precede un’altra fase che è quella in cui ci rendiamo conto lucidamente di come è il nostro partner… allora qui sì che son dolori! Son dolori perché dobbiamo fare i conti con la realtà e prendere atto che non abbiamo vicino una persona perfetta, ma qualcuno con i suoi pregi ed i suoi difetti ed è proprio con questi dobbiamo (e dovremo, se lo scegliamo!) fare i conti tutti i giorni. Ed è qui che viene il difficile, ed è per questo che il sacerdote di cui parlavo prima afferma che non si è pronti a sposarsi se si vive ancora nella fase dell’innamoramento.
All’inizio di una storia d’amore, nella fase dell’innamoramento appunto, si vive un amore di tipo egoistico. So che è brutto associare la parola egoismo con il termine amore, ma all’inizio è questo quello che viviamo. Amiamo l’altro perché l’altro soddisfa in pieno le nostre esigenze, ci rende felice, ci completa, ci gratifica e siamo talmente contenti che è facile ricambiare tutta questa cura. Non c’è generosità più grande di quella che si scambiano due innamorati. In tal modo l’egoismo di entrambi i partner viene soddisfatto e si è in grado di tollerare qualsiasi cosa, qualsiasi difetto. Con l’andare avanti il rapporto cambia e se non si è capaci di evolversi rischia di finire. Insorgono le difficoltà di tutti i giorni, si comincia a vedere l’altro non più con gli occhi dell’innamoramento ma con occhi più obiettivi, con i suoi pregi ed i suoi difetti, e se non si è in grado di accettare l’altro per quello che è, la storia termina. Arriva, in altre parole, un momento in cui nessuno dei due può o riesce più appagare incondizionatamente l’egoismo dell’altro e se il rapporto si basa solo su questo non si riesce ad andare avanti. L’amore egoistico è comodo, si riassume in una frase: sforzo ed investimento zero e tanto appagamento. Ma quanto può durare? Direi poco….
L’amore egoistico, riassumendo, ha le seguenti caratteristiche:
- l’attenzione dei singoli è concentrata solo su se stessi
- l’altro è concepito come un mero mezzo per soddisfare i propri bisogni
- si prova rabbia quando l’altro non soddisfa le nostre esigenze
- viceversa si esalta l’altro quando è in grado di soddisfare le nostre necessità
- proviamo un senso di vuoto, di gelosia, di ansia quando sentiamo che l’altro sta prendendo le distanze
- il rapporto resta in piedi fino a che entrambi riescono, reciprocamente, a soddisfare i propri bisogni
Tutto ciò va bene all’inizio e fa parte dell’inizio di una storia d’amore, ma questa deve evolversi perché possa durare. Ma come deve evolversi? In cosa deve trasformarsi? Deve trasformarsi in impegno, che ha poco a che fare con l’egoismo. In altre parole andando avanti la relazione deve sostituire le caratteristiche dell’amore egoistico con questi altri elementi:
- l’attenzione dei due è concentrata sulla coppia e sui bisogni della coppia, non più su quelli dei singoli
- il partner deve rientrare in una visione di progettualità, non rappresenta più il mezzo per ottenere una felicità egoistica, ma un elemento per raggiungere un obiettivo comune, anche di felicità, ma di felicità della coppia, non del singolo
- il nostro grado di tolleranza nei confronti di un bisogno inappagato aumenta perché diventa la base per costruire un bene futuro più grande
- si avverte la necessità di creare qualcosa di stabile, forte e grande con l’altro
- il fallimento e la frustrazione è di coppia, non riguarda più solo uno dei due
- il rapporto dura fino a quando entrambi hanno la spinta di costruire qualcosa insieme.
Per riuscire ad avere tutto ciò appare chiaro come dobbiamo uscire dalla nostra visione di due persone che camminano parallelamente su due binari che ogni tanto s’incrociano e passare ad una visione che veda i due soggetti camminare sullo stesso sentiero mano nella mano e che insieme affrontano le difficoltà. Questo salto da un amore egoistico ad uno di coppia, che ha come obiettivo il bene comune e non solo quello dei due singolarmente, a mio avviso, diventa più difficile da effettuare tanto più i due partner sono in età adulta. Questo perché si hanno alle spalle rapporti finiti in cui si è investito magari tanto ricevendo in cambio delusioni e frustrazioni, quindi si è meno inclini ad investire nuovamente sulla coppia, si è rimasti scottati e si ha paura di riproporre gli stessi comportamenti che hanno portato al fallimento. Non solo, più si è grandi e più il carattere di ognuno è strutturato e risulta maggiormente difficile plasmarsi sull’altro, cambiare e mettere le proprie esigenze in secondo piano rispetto alle esigenze di coppia. Non sempre infatti i bisogni della coppia coincidono con quelli che avremmo se stessimo da soli, talvolta è necessario mettere da parte le esigenze di ogni singolo soggetto per favorire quelle della coppia.
Ancora, la società non aiuta perché in una tale precarietà di valori, di sentimenti, di lavoro la paura di mettersi in secondo piano e di affidarsi a un’altra persona, di fare un salto nel vuoto è tanta. La società di oggi esalta il singolo, non la coppia, perché in fondo, le coppie di oggi durano ‘come un gatto in tangenziale’! Ma perché durano così poco? Proprio perché nessuno è più disposto a fare il salto dall’amore egoistico e quello di coppia. Insomma, in altri termini, ci troviamo in un paradosso, in un loop dal quale è difficile uscire e l’unico modo per sciogliere questo dilemma sembra sia proprio rischiare di affidarsi, cosa alquanto difficile ai giorni nostri e poco incoraggiata dalla società nella quale viviamo. Allora che fare? Io direi che il solo rendersi conto di essere in un loop già rappresenta un passo avanti. È un passo in avanti perché ci restituisce la responsabilità che se il rapporto finisce è anche perché abbiamo paura di affidarci, di rischiare e di investire. E su questo si può lavorare. Si può valutare quanto la persona che abbiamo accanto vale e quindi quanto siamo disposti a investire, a rinunciare ad una parte di noi per il bene della coppia, a rischiare di perderci nell’altro e con l’altro. È naturale, forse insito nell’essere umano, fare un discorso di costi benefici, ma in amore non si può ragionare così. Fino a che si fa un discorso di questo tipo ci si trova nell’amore egoistico, quello che prima o poi è destinato a finire. Investire in un rapporto non vuol dire trattarlo e considerarlo come si farebbe con un’azienda, l’amore non è un business plan! Facile a dirsi difficile a farsi, direte voi! È vero, è così! Occorre solo decidere quanto e se si è disposti a rischiare senza sottoscrivere nessuna assicurazione in grado di tutelarci. La consapevolezza di tutto questo, secondo me, già è un primo passo nella direzione che volete prendere e che volete far prendere al rapporto che state vivendo. D’altronde, se le compagnie assicurative ancora non hanno inventato una polizza sull’amore un motivo c’è, forse non la si può proprio avere!
La parola d’ordine allora è RISCHIO…. se vi va! Altrimenti potete tranquillamente scegliere di vivere nella vostra zona di comfort ovvero in una serie interminabile di amori egoistici….
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