E’ tempo di divorzio breve, di famiglie allargate, di genitori single e bambini in provetta. Cosa è successo negli ultimi 20 anni per cui si è arrivati a questi dati allarmanti di separazioni e divorzi? Quali sono, se esistono, i fattori predisponenti a questo fenomeno?
Justin Lehmiller, psicologo della Ball State University, ha condotto uno studio pubblicato sul blog Sex and Psychology, ed ha rintracciato 5 fattori predittivi che condurrebbero al divorzio. Il primo è l’età: sembrerebbe che più giovani si è quando ci si sposa e più si rischia in futuro di separarsi. Ma perché? La maturità, e quindi spesso l’età, fanno sì che l’individuo si chiarisca maggiormente le idee circa i suoi obiettivi. Se è vero che più si è grandi più si fatica a trovare l’anima gemella perché questa deve incastrarsi con una personalità già formata e meno flessibile, è vero anche che in giovane età non si hanno le idee chiare su chi vorremmo al nostro fianco e si rischia maggiormente di cambiare crescendo per cui non si è più quelli di quando ci siamo sposati ma una persona diversa che non si incastra più bene con il partner che decidemmo di sposare.
Un secondo elemento predisponente sembrerebbe il tradimento. Uno studio durato 17 anni e pubblicato sul “Jornal of social and personal relationship” ci informa che il tradimento è un elemento decisamente (ed ovviamente, aggiungerei!) predisponente al divorzio. I dati non hanno ben chiarito se le persone divorzino perché tradite o se invece si è più inclini al tradimento proprio perché esiste la possibilità di separarsi. Le generazioni dei nostri nonni sopportavano effettivamente meglio il tradimento rispetto a quelle odierne, forse perché non avevano alternative o forse perché, proprio non avendo alternative se non finire i propri giorni col coniuge, non pensavano al tradimento. Insomma, è nato prima l’uovo o la gallina? In ogni caso è ben comprensibile come, quando all’interno della coppia si verifica un tradimento, superare l’evento sia davvero dura. Crolla la fiducia nell’altro, ci si sente ingannati, non all’altezza, l’orgoglio ne risente, le amiche ci fanno notare quanto rispetto meriteremmo e quanto poco ne abbiamo avuto, e, siccome per fortuna esiste il divorzio, si corre dall’avvocato. Questa è una prima ipotesi…oppure, poiché posso separami, basta un nonnulla, una novità, un collega di lavoro che mi fa la corte per cedere, tradire e quindi divorziare.
Un terzo fattore predisponente che emerge è il grado si istruzione. Sembrerebbe che chi è laureato corra meno il rischio di separarsi rispetto a chi è solo diplomato. Quindi, chi ha un livello di istruzione più basso ha una maggiore possibilità di ricorrere al divorzio. I numeri parlano chiaro: i laureati hanno il 78% di probabilità che il loro matrimonio duri 20 anni contro il 41% dei diplomati! Cultura e divorzio sembrerebbero pertanto inversamente proporzionali. Ma perché? Probabilmente perché chi ha studiato ha una maggiore apertura mentale ed una maggiore capacità di affrontare e risolvere i problemi… o addirittura di evitarli.
Un quarto elemento predisponente al divorzio è la religione. Differenze di tipo religioso aumenterebbero la probabilità di ricorrere all’avvocato. La religione, sappiamo bene, influenza molto il nostro modo di essere. Ogni religione ci offre una visione della vita, degli obiettivi e dei valori per noi importanti. Avere visioni, obiettivi e valori molto differenti all’interno della coppia non favorisce la creazione di un progetto comune. Non solo, la religione, molto spesso, ci plasma perché ci accompagna per tutta la vita fin da quando siamo piccoli facendoci crescere all’interno di certi valori che per noi diventano le basi per il futuro. Essere profondamente diversi perché appartenenti a due confessioni religiose diverse fa sì che non si riescano a trovare obiettivi comuni da condividere e perseguire insieme.
Quinto ed ultimo fattore, non meno importante ma maggiorente sorprendente dei precedenti è la predisposizione genetica al divorzio. Questo elemento davvero ci taglia le gambe, perché che fare contro la genetica? Inutile cercare di scegliere il partner che ci sembra il migliore, inutile impegnarci in una relazione se è scritto tutto nel DNA che tanto prima o poi divorzieremo! Queste conclusioni sono emerse in uno studio che ha dimostrato come gli adulti adottati avevano la tendenza a seguire le orme dei genitori naturali piuttosto di quelle dei genitori adottivi e a divorziare più frequentemente rispetto ai figli naturali. Questo dato, però, a mio avviso, merita una riflessione più profonda, proprio per cercare di sfatare il piano deterministico della genetica. Più che di una predisposizione iscritta nel nostro DNA, secondo me occorre riflettere sul vuoto affettivo che molti adulti adottati portano con loro e che non sempre, mediante la famiglia adottiva, viene colmato. Bambini con esperienze traumatiche alle spalle, di abbandono, di maltrattamenti e di povertà, hanno, a mio avviso, un maggior rischio di diventare adulti problematici e quindi di instaurare legami affettivi meno sani e duraturi. Ecco una possibile chiave di lettura alternativa alla genetica!
Allora cosa fare? L’unica cosa da fare secondo me è quella di pensare bene ad una scelta come quella del matrimonio, ricordando che non c’è nulla di male a non sposarsi e che questo è sicuramente meglio dello sposare la persona sbagliata!
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