Dopo aver affrontato le emozioni di base del piacere, della rabbia e della paura, è giunto il momento di analizzare l’ultima emozione di base, il dolore. Il dolore purtroppo, credo che faccia parte della vita e che davvero nessuno ne possa essere immune. Non esiste un antidoto per evitare di soffrire e, per quanto uno cerchi di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e di gestire le conseguenze di un evento doloroso al meglio, prima o poi tutti incorriamo in una situazione che ci provoca dolore. Lo scrittore Kahlil Gibran, nella suo noto scritto sulla gioia e dolore, attribuisce a questa emozione un accezione in un certo senso positiva, facendoci notare che se non provassimo dolore non saremmo in grado di apprezzare, per differenza, la gioia. In altri termini, secondo l’Autore, gioia e dolore fanno parte della nostra vita e sono due facce della stessa medaglia! Nonostante ciò, indubbiamente provare dolore non fa piacere a nessuno, anche se questo ci fa apprezzare e riconoscere la gioia come sostiene proprio Gibran.
Inutile dilungarmi, come ho fatto per le altre emozioni, sulle situazioni che potrebbero procurarci dolore, purtroppo le conosciamo bene tutti. Un lutto, un incidente stradale con brutte conseguenze, una storia d’amore che finisce male, la malattia di un nostro caro o altre situazioni meno gravi, ma per noi comunque gravi, sono tutte fonte di dolore. Ma che fare con questa emozione? Purtroppo nessuno può sostituirsi a noi nel dolore. Esso va affrontato, vissuto e gestito in prima persona, non può farlo un altro al posto nostro, nemmeno i nostri genitori che cercano sempre di proteggerci. Una cosa da evitare assolutamente è provare a scacciarlo, proprio perché, come un tappo di sughero nell’acqua, se non lo si affronta, esso tornerà a galla prima o poi. Quindi no a tutte quelle strategie che fanno mettere da parte questa emozione e sì a tutto ciò che ci permette di viverlo fino ad arrivare a toccare il fondo per poi poter risalire la china. Il dolore molto spesso si accompagna o viene mascherato dalla rabbia. Un classico esempio: il nostro partner ci ha tradito: indubbiamente proviamo rabbia per l’accaduto, ma questa rabbia nasconde un emozione più profonda, ovvero il dolore che questo tradimento ci ha provocato. Lo stesso vale per esempio nel caso di una malattia. Siamo addolorati per la nostra salute, ma forse in fondo proviamo anche un senso di rabbia contro la vita, il fato, Dio eccetera che ci fa dire “perché proprio a me!?”. Bene che ci sia anche la rabbia, perché come abbiamo visto, essa ci dà la forza di agire e di mettere in atto comportamenti utili alla nostra risalita.
Ma in ogni caso, che fare con questa sofferenza? Come già accennato occorre vivere questo dolore fino in fondo per poi avere la lucidità e la forza nel trovare un modo per andare avanti. Cercare conforto nel prossimo va bene, ma evitate di raccontare e sfogarvi in continuazione perché così facendo è come se riviveste costantemente il ‘film’ che vi ha provocato dolore, provocandovene ancora di più. Meglio trovarsi uno spazio limitato nel tempo in cui concedervi la possibilità di pensare all’accaduto. Un incontro settimanale con uno specialista, un momento in cui possiate da soli pensare e scrivere magari su un foglio i vostri sentimenti risultano decisamente migliori delle continue chiacchiere con i nostri amici. Distrarsi va bene, purché questo non vi faccia evitare di vivere il vostro dolore, che come già detto, se non metabolizzato resterà lì continuando ad avvelenarvi senza che ve ne accorgiate.
Un altro aspetto da non sottovalutare del dolore è la sua capacità di farci crescere. Avete notato quanto le persone che hanno sofferto nella loro vita hanno imparato di più? Quanto essi minimizzino alcuni fatti che magari per voi sono grandissime preoccupazioni? Non intendo dire che il ‘premio di consolazione’ del dolore è la crescita, ma giacché nessuno di noi è immune al provare dolore, cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno e di capire cosa quell’esperienza dolorosa ci ha insegnato. Se, dopo la rottura con il nostro partner soffiamo, è normale, ma quell’esperienza ci avrà pure insegnato qualcosa, non fosse altro la consapevolezza che non vogliamo più avere una relazione con un soggetto simile perché ci siamo resi conto che non fa per noi, quindi magari avremo maggiori informazioni su come scegliere il nostro prossimo partner. Questo potrebbe essere uno dei tanti messaggi positivi di quel dolore vissuto.
Nel processo di risalita, ovviamente, ognuno di noi ha i suoi tempi, quindi concedetevi il tempo necessario per voi senza preoccuparvi se è molto lungo, ricordate che occorre sempre toccare il fondo per risalire e se voi avete bisogno di un tempo maggiore rispetto a chi vi sta intorno, rispettatevi e concedetevelo, senza giudicarvi o deprimervi. State tranquilli che prima o poi la risalita ci sarà! Per tutti! Sarà faticoso ma ci sarà! Nel frattempo cercate di capire quale può essere il messaggio positivo che questa esperienza di sofferenza vi ha fornito, perché sicuramente, per quanto difficile da trovare, ce n’è uno!
Per ulteriori informazioni in merito a questa tematica vi consiglio di leggere “Cambiare il passato. Superare le esperienze traumatiche con la terapia strategica” di Federica Cagnoni e Roberta Milanese, che offre ottimi spunti su come affrontare le situazioni dolorose.
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