Questa settimana vorrei finire di raccontare le 4 emozioni di base che abbiamo imparato a conoscere. Abbiamo già visto il piacere e la paura, oggi ci occuperemo della rabbia. Questo sentimento che decisamente si manifesta come spiacevole quando lo proviamo, non è del tutto negativo, perché, se ben utilizzato, è un grande motore molto potente che ci spinge all’azione, ancor più del piacere. Ma attenzione a come la utilizziamo questa rabbia!
Ma quando e perché proviamo rabbia? Se ci fai caso, la rabbia insorge spesso quando sperimentiamo un senso di ingiustizia. Esempio: credo che mio marito non mi abbia rispettato, rabbia! Vedo in ufficio che il mio collega ha avuto un aumento ed io, che mi reputo tra l’altro anche più in gamba del mio vicino di scrivania, non ho avuto nessun riconoscimento, rabbia! Pensa all’ultima volta che hai provato questa emozione, non sentivi in fondo in fondo che qualcuno ti stesse trattando ingiustamente o che qualcosa di brutto che ti era accaduto non te lo meritavi proprio? A mio avviso poche cose come il sentirsi vittima di ingiustizia o di poca riconoscenza (o valore!) ci fa arrabbiare! Un’altra causa di arrabbiature può essere rappresentata dall’infrazione da parte dell’altro, o della vita stessa, di un qualcosa che per noi rappresenta un valore e quindi un Principio con la P maiuscola. Si tratta un po’ di quelle che comunemente chiamiamo proprio le famose ‘questioni di principio’. Quante volte hai utilizzato questa frase per giustificare una tua arrabbiatura: “non è la cosa in sé che mi ha fatto arrabbiare, ma ormai si tratta di una questione di principio!”. Cosa vuol dire questa frase se non “nella mia testa le cose dovevano andare diversamente perché, da che mondo e mondo, a casa mia, si fa così” che tradotto significa “hai violato un mio valore, un mio principio, una cosa per me importante e quindi mi sono arrabbiato”.
Ma cosa fare con tutta questa rabbia!? Una soluzione molto comune, ma a mio giudizio poco utile, è quella di condividere con chi ci sta vicino, e che non è direttamente coinvolto nella faccenda, questo sentimento: in altri termini, lamentarsi o sfogarsi con terzi! Ma perché questo secondo me non funziona? Te lo spiego subito. Hai mai notato come ti senti dopo uno sfogo? Immediatamente dopo magari bene perché una terza persona ti ha dato ragione, ma quella persona oltre a darti ragione, spesso ti carica ancora di più di rabbia perché dandoti manforte rafforza il nostro orgoglio facendo sì che la nostra questione di principio diventi più forte e si presti sempre meno all’incontro chiarificatore con chi ci ha fatto arrabbiare. In altre parole, a lungo termine, non ci fa bene affatto lamentarci! Più raramente, invece, l’altro ci fornisce una lettura della situazione diversa che apre la strada proprio al chiarimento di cui si parlava prima, ma non ci dà soddisfazione, perché in fondo noi volevamo solo che ci desse ragione! Che terze persone ci offrano un altro punto di vista, purtroppo, è molto più raro, però ci caricano! Pensaci! Ed allora cosa fare se non mi posso neanche sfogare perché raccontando mi carico ancora di più? Indubbiamente tutta la rabbia che proviamo non deve rimanere dentro noi stessi perché ci avvelena, deve pur avere uno sfogo! Quindi, meglio scriverla su un foglio di carta, indirizzandola idealmente a chi ci ha fatto arrabbiare, piuttosto che sbandierarla ai 4 venti in cerca di approvazione. Una volta fissata sulla carta, occorre buttare il nostro ‘memoriale’ nel cestino senza rileggerlo, aspettare che la rabbia defluisca e solo allora siamo pronti al confronto col diretto interessato! E se è ancora troppo presto perché siamo ancora troppo arrabbiati, scrivere nuovamente, buttare ed aspettare, fino a che non ci sentiamo in grado di avere una conversazione chiarificatrice civile che non ci faccia dire cose che non pensiamo e di cui potremmo in seguito pentirci. La rabbia deve decantare, proprio come il vino!
E fin qui abbiamo solo parlato degli aspetti negativi della rabbia. Il vero segreto di questa emozione è che, poiché viene percepita con toni molto forti, dopo un arrabbiatura è impossibile rimanere quelli che eravamo prima, ovvero, inevitabilmente cambieremo la situazione! E non fa niente che la persona con la quale abbiamo litigato ci dia torto o ragione, cambieremo comunque la situazione, il che vuol dire anche che, se con l’altro non arriviamo ad un punto in comune, chiuderemo anche quel rapporto, che, mi pare evidente ci ha avvelenato! Se l’altro invece si mostra comprensivo e c’è da parte di entrambi la voglia di continuare a condividere qualcosa, inevitabilmente si rivedranno le regole del gioco e si troveranno delle regole nuove che vadano bene ad entrambi. L’importante quindi non è non provare rabbia, ma imparare a gestirla e a canalizzarla nella giusta direzione in modo tale da non trovarci più in situazioni o rapporti che ci facciano arrabbiare, ovvero sentire trattati ingiustamente o violati nei nostri valori, ma, al contrario, vivere situazioni o relazioni che ci fanno stare bene.
Quindi io dico sì alla rabbia, no allo sfogo e sopratutto dico di utilizzare questa emozione con le dovute accortezze e con intelligenza!
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