Quante volte ci sembra che tutto ciò che facciamo non serva a nulla! Tutto sembra una coazione a ripetere… Facciamo facciamo, ma otteniamo sempre gli stessi risultati che, però, purtroppo, non sono quelli desiderati! Allora, stanchi, demotivati, rimaniamo là, fermi a guardare la nostra vita, pensando che tutto ciò che faremo tanto non porterà all’obiettivo che ci siamo prefissati, allora rinunciamo: non facciamo più nulla!Perché ci comportiamo così? Perché abbiamo il pensiero che non servirà a niente agire? Siamo entrati nel circolo vizioso dell’impotenza appresa!
Prima di vedere nello specifico che cosa significa questa accezione e da chi fu coniata (Seligman, 1967), è necessaria una precisazione circa il locus of control. Con questa espressione si intende quanto un soggetto creda che le cose che gli accadono siano determinate da fattori esterni od interni al soggetto stesso, quanto siano, insomma, sotto il suo controllo, quanto ne sia il vero responsabile. Pertanto, se credo che ciò che ho nella mia vita dipenda da ciò che io faccio avrò un locus del control interno, viceversa se credo di essere vittima del fato, del destino, della fortuna, del mondo, degli altri, avrò un locus del control esterno. Nel primo caso, poiché mi sento responsabile di ciò che mi accade, agirò e farò in modo di cambiare i miei comportamenti per ottenere risultati diversi; nel secondo caso, rimarrò bloccato poiché, credendo di non avere io il controllo della mia vita penserò che qualunque agìto io possa mettere in atto non cambierà la mia situazione perché questa risente solamente di fattori esterni e non di ciò che io faccio. In altri termini, il locus del control mi dice chi è responsabile della situazione nella quale mi trovo.
Ma cosa c’entra il locus del control con l’impotenza appresa? Diciamo che questa si manifesta più spesso nei soggetti che hanno come locus del control quello esterno. Dunque, cos’è l’impotenza appresa? Seligman, colui che coniò il termine, facendo esperimenti sui topi notò dei particolari comportamenti in questi piccoli roditori. Intrappolati in una scatola, essi andavano in giro ed ogni tanto, gironzolando, ricevevano delle piccole scosse elettriche senza motivo. Un altro gruppo di topi, in un altra scatola, era lasciato libero di scorrazzare senza ricevere scosse. Uniti i roditori del primo gruppo con quelli del secondo e messi tutti nella stessa scatola (sprovvista di sensori che davano la scossa elettrica), Seligman notò che mentre i primi erano paralizzati perché avevano paura di ricevere scosse e quindi rimanevano fermi, i secondi invece correvano nella scatola. Questo esperimento portò lo studioso a pensare che il primo gruppo, per paura della punizione della scossa, aveva rinunciato ad agire perché aveva imparato che se si muoveva avrebbe ricevuto la scossa; in altre parole, la situazione negativa per il primo gruppo di topi era quindi inevitabile e non dipendeva dal suo comportamento! Ecco il locus del control esterno! Ed ecco spiegata l’impotenza appresa! Pertanto… Quando dopo un serie di esperienze negative, finite più o meno sempre nello stesso modo, ovvero senza il raggiungimento dell’obiettivo che ci eravamo prefissati, rinunciamo ad agire perché tanto sappiamo già, data la nostra esperienza passata che sarà inutile e riceveremo comunque una frustrazione, siamo entrati nel circolo vizioso dell’impotenza appresa. In altri termini, per paura di perdere, come ci è successo spesso nel passato, decidiamo di non giocare affatto, rinunciando così alla possibilità, seppur remota (ma non sempre!) di vincere. Non sopportiamo nemmeno l’idea di tollerare un’ennesima delusione con la conseguente frustrazione e ci chiamiamo fuori da soli. L’impotenza appresa è subdola perché produce conseguenze a livello cognitivo (ovvero nei nostri pensieri), a livello motivazionale (per cui mi blocco e non agisco perché tanto è inutile) ed emozionale (per cui provo una serie di emozioni negative come la frustrazione). Tutto ciò all’inizio porta solo ad una inattività: il nostro locus del control è esterno, non c’è nulla che possiamo fare per cambiare la situazione, quindi non agiamo perché l’impotenza appresa ci ha dimostrato che non serve a nulla agire perché tanto va a finire sempre allo stesso modo, quindi rimaniamo bloccati… ma a lungo termine? Che succede? Succede che questo atteggiamento può portare, prima alla sola rinuncia colorata dalla sfiducia e dallo scontento, poi addirittura alla depressione però.
E quindi cosa fare per uscire da questo circolo vizioso? Ecco qualche piccolo suggerimento!
- Lavora a compartimenti stagni: concentrati solo su una piccola area della tua vita e cerca di cambiare dapprima solo quella, non disperdere l’energia in più ambiti, così facendo si rischia maggiormente il fallimento e quindi la frustrazione che ne deriva
- Smettila di criticarti: assumiti sì, la responsabilità della tua situazione (in altri termini passa da un locus del control esterno ad uno interno) ma non considerare gli errori come una manifestazione della tua stupidità; essi fanno parte della vita e da essi si può imparare tanto! Non chiamarli errori, ma feedback!
- Riconosci le tue qualità e fatti dei complimenti: quando fai qualcosa di buono, per te o per gli altri, assumiti la responsabilità di quel risultato e complimentati con te stesso, altrimenti come funziona? Se perdo vale doppio ma se vinco vale zero?
- Cerca di circondarti di persone positive: non sottovalutare la negatività di chi ti sta intorno che senza volere ti avvelena e ti affossa ancora di più, circondati di persone positive che ti diano lo slancio per agire e che, perché no, possano fungere anche da modello da imitare e da seguire
- Lavora solamente su ciò che è solo e davvero sotto il tuo controllo: se per esempio hai una relazione che non funziona non focalizzarti sul cambiare l’altro (che tanto cambierà solo se lui vorrà farlo! Non ne hai il controllo!) ma pensa a ciò che tu stesso puoi cambiare di te per far sì che quella relazione vada meglio
- Premiati!: ogni volta che raggiungi un piccolo traguardo fatti un regalo, perché hai lavorato duro, hai ottenuto ciò che volevi e ti meriti una ricompensa per l’impegno ed il risultato raggiunto!
Allora, in bocca al lupo!
Per approfondimenti sul tema ti consiglio di leggere il libro di Seligman “Imparare l’ottimismo. Come cambiare la vita cambiando il pensiero”
www.chiarabiagini.it