I recenti fatti di Como che hanno visto protagonisti i naziskin del ‘Veneto Fronte Skinhead’, movimento razzista e antisemita di estrema destra fondato nel 1986, nel chiostro di Santa Eufemia mentre si svolgeva una riunione di ‘Como Senza Frontiere’ che si occupa di coordinare associazioni a sostegno dei migranti, porta in primo piano in questi giorni il tema del razzismo che attualmente pare si stia espandendo a macchia d’olio nel nostro paese.
Ma che cosa è il razzismo? Il vocabolario Treccani ci fornisce la seguente definizione: “Ideologia, teoria e prassi politica e sociale fondata sull’arbitrario presupposto dell’esistenza di razze umane biologicamente e storicamente «superiori», destinate al comando, e di altre «inferiori», destinate alla sottomissione, e intesa, con discriminazioni e persecuzioni contro di queste, e persino con il genocidio, a conservare la «purezza» e ad assicurare il predominio assoluto della pretesa razza superiore […] Più genericamente, complesso di manifestazioni o atteggiamenti di intolleranza originati da profondi e radicati pregiudizî sociali ed espressi attraverso forme di disprezzo ed emarginazione nei confronti di individui o gruppi appartenenti a comunità etniche e culturali diverse, spesso ritenute inferiori: episodî di r. contro gli extracomunitarî”. Più semplicemente, quindi, si tratta di una discriminazione, basata esclusivamente sulla razza, perpetrata da parte di una maggioranza ai danni di una minoranza considerata dalla prima come inferiore.
Ma perché l’essere umano arriva a discriminare così tanto un suo simile, al punto di, nella migliore delle ipotesi, emarginarlo e nella peggiore ad esercitare violenza su di esso? Il razzismo si sa, purtroppo, non fa la sua comparsa in questi giorni! E’ cosa antica! Chi non ricorda l’emarginazione subìta dagli indiani d’America che furono relegati nelle riserve quando gli Europei approdarono sulle coste del Nuovo Mondo, quella seguente dei primi anni dell’ ‘800 ai danni degli afroamericani perseguitati dai Ku Klux Klan, quella successiva degli anni ’50 sempre nei confronti dei neri che hanno dovuto combattere lotte sociali per poter ottenere i diritti di cui oggigiorno godo, l’antisemitismo che ha causato nella seconda guerra mondiale milioni di vittime nei campi di concentramento, l’Apartheid del secondo dopoguerra in Sudafrica, i genocidi avvenuti negli anni ’90 in ex Jugoslavia e così via?
I motivi che portano a questo genere di violenza ai danni di una certa etnia possono essere molteplici. In genere è il timore del diverso che ci spinge ad allontanarlo ed emarginarlo. L’essere umano ha paura di qualcosa che è diverso da sé perché non lo conosce e non conoscendolo non sa né affrontarlo né gestirlo. La diversità ci mette di fronte alla difficoltà di uscire dalla nostra zona di confort dove tutto è sicuro, prevedibile e gestibile, dove ci sentiamo sicuri, protetti e al sicuro. La paura fa sì che invece di interessarsi all’altro per conoscerlo e scoprirlo (e quindi in seguito saperlo eventualmente apprezzare!) ci si allontana, ci si difende da un qualcosa che è nuovo e quindi, in quanto sconosciuto, potenzialmente percepito come minaccioso e pericoloso. La paura blocca, crea dei muri altissimi, ci fa stare in guardia per cui al primo segnale di allarme si risponde con la violenza perché con queste premesse non esiste altra strada, non esiste confronto, apertura, possibilità di scambio.
Ma non è solo la paura della diversità a creare situazioni di razzismo. Spesso sono anche interessi economici che spingono una determina etnia ad essere emarginata, torturata e perseguitata. Gli ebrei della seconda guerra mondiale furono sì uccisi perché diversi, ma sopratutto perché detentori di grande potenza economica.
Un altro fattore, oltre quello economico, che genera il razzismo è la religione. Mai come in questi ultimi tempi assistiamo a guerre di religione come quelle da parte del mondo islamico all’occidente. Anche il genocidio che si verificò nella ex Jugoslavia aveva molto a che fare sì con la politica e l’economia ma anche con la religione oltre che ovviamente con la razza (lotte tra le etnie sere, croate e slovene).
La politica si serve del razzismo, come se ne è sempre servita e come se ne sta servendo in questi ultimi tempi in Italia. E’ proprio nei momenti di grande crisi che il razzismo aumenta, perché la popolazione è soggetta ad una grande dissonanza cognitiva, non riesce a mettere ordine alle cose, ha bisogno di dare un nome alla propria rabbia alla propria frustrazione, al proprio malcontento ed ha la necessità di trovare un capro espiatorio, e quale migliore capro espiatorio di una minoranza che non si può difendere? Davvero crediamo che i problemi che sta affrontando l’Italia di questi tempi derivino tutti e solo dall’immigrazione (che, si badi bene, è sicuramente uno dei tanti problemi del nostro paese)? Fa comodo a molti pensarla così, in questo modo si mette in atto una deresponsabilizzazione che placa gli animi di tutti: la colpa dei mali del mondo è l’altro, io non ne ho responsabilità, ed io non posso farci nulla se non combattere l’altro, causa dei miei problemi. In poche parole una guerra fra fratelli per spartirci quel poco che abbiamo a disposizione!
Davvero vogliamo essere così ottusi da credere che il male più grande è l’accogliere l’altro? Che da questo deriva il nostro scontento e che questo ci nuoce così tanto? Forse sarebbe il caso di aprire gli occhi e di renderci conto di quanto il razzismo, l’odio, l’intolleranza diventano strumentali per chi ha il potere che, strumentalizzando questi temi, non risolve problemi ma ne crea di nuovi ed alimenta soltanto un grande disagio sociale!
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