Mettere alla luce un bambino è senz’altro l’esperienza più straordinaria e miracolosa per la vita di una donna. Nonostante ciò questa esperienza porta con sé non solo gioia ma uno sconvolgimento della vita sia dal punto di vista pratico che fisico non sempre facile da gestire. Durante la gravidanza ed anche dopo il parto la donna subisce grandi sconvolgimenti a livello ormonale e corporeo. Non sempre per le donne è facile affrontare la gestazione così pure i primi periodi successivi alla nascita del bambino. In molti casi, infatti, dopo aver partorito alcune donne provano un forte senso di tristezza e non sono in grado di riorganizzare la propria vita in funzione del nuovo arrivato che è totalmente dipendente da loro; non sono in grado di gestire il neonato ed i suoi bisogni e scoppiano a piangere improvvisamente senza motivo. Se questo stato di cose si risolve nell’arco di poco tempo, una settimana o poco più non c’è nulla di cui preoccuparsi, si tratta del “Maternity Blues”, ma se invece tutto ciò si prolunga per un periodo di tempo che va da un mese ad un anno ci si trova di fronte ad una forma di depressione chiamata Depressione Post Partum. In genere questa patologia si presenta in donne che già nel loro passato hanno sofferto di uno o più episodi di Depressione oppure sono geneticamente predisposte a questo disturbo. In Italia il 10-15% delle donne sono interessate da questo fenomeno.
Questo tipo di Depressione, quello che si manifesta dopo il parto, non deve essere trascurata, sia che si tratti di una forma lieve e soprattutto se invece si tratta di una forma più marcata perché può influire non solo sulla salute della neo-mamma, ma anche sull’accudimento e sulla sicurezza del bambino. Qualora ci si accorga di essere angosciate, di non sentirsi all’altezza del proprio ruolo, di sentirsi giù di morale, con pensieri eccessivamente negativi, con problematiche significative del sonno o dell’alimentazione è assolutamente necessario rivolgersi al medico ed intraprendere eventualmente una terapia farmacologica mirata a tamponare i problemi che possono insorgere dopo la nascita del bambino (attenzione, se si assumono psicofarmaci in questa fase non si può allattare al seno poiché le sostanze che la madre assume possono rintracciarsi anche nel latte materno).
Esistono diversi fattori che possono aumentare il rischio di depressione associata al parto come pregressi disturbi psichici, caratteristiche di personalità predisponenti alla depressione, comparsa di disturbi psichici durante la gestazione specie se questa si vive in età tardiva, precedenti esperienze di “Maternity Blues” ed infine soffrire di sindromi premestruali intense o di disturbi disforici.
Questo non significa che se sono presenti questi fattori si debba decidere di non avere figli ma occorre prestare più attenzione a se stesse soprattutto dopo il parto ed avere la consapevolezza che il periodo dopo la gravidanza potrebbe essere particolarmente critico. Potrebbe essere una buona idea per esempio farsi seguire di uno specialista (psicoterapeuta) sia durante la gestazione che dopo il parto per prepararsi ed affrontare insieme gli eventuali problemi legati alla gestione della gravidanza e del post-gravidanza e consultare un medico per valutare la possibilità di cominciare una terapia farmacologica.
La Depressione Post Partum, infatti, in psichiatria, viene trattata farmacologicamente come un Disturbo Depressivo Maggiore pertanto con gli antidepressivi che ormai sono disponibili in diverse formulazioni, varianti e dosaggi che il medico può scegliere tenendo conto delle caratteristiche della paziente. Gli antidepressivi sono dei farmaci affidabili ma che devono essere prescritti e successivamente dosati con molta attenzione e scrupolosità. Tuttavia, dal momento che la risposta alle diverse molecole può variare molto da persona a persona potrà essere necessario provare due o tre farmaci differenti prima di riuscire a individuare l’antidepressivo più adatto nel singolo caso.
Affiancato alla terapia farmacologica è utile anche intraprendere un percorso di supporto psicologico che coinvolga anche la famiglie ed il marito della donna. Dividersi i compiti nella gestione del bambino risulta un rimedio efficace poiché, ad esempio, la mancanza di sonno, derivante in questo caso, dalle poppate o dai risvegli frequenti del neonato, influenza molto il tono dell’umore. Alleggerire pertanto i doveri delle neo-mamma potrebbe migliorare la situazione psicologica della donna e permettere a quest’ultima di riposare tranquilla per sei otto ore libera dalla esigenze del bambino. Anche di giorno ovviamente la mamma dovrà essere aiutata cercando di alleggerire il carico di lavoro e lo stress associato ai doveri relativi alla cura del neonato. Un’altra condizione importante per aiutare la donna è il non colpevolizzarla di questo momentaneo periodo difficile, tutt’altro supportarla e rassicurarla sul fatto che tutto presto si sistemerà. È necessario quindi non pretendere che la neo-mamma sia efficace e capace fin da subito anche dopo aver intrapreso la terapia farmacologica, perché i farmaci hanno bisogno di un po’ di tempo prima di agire ed ottenere il loro effetto.
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