Simona, 23 anni, studentessa universitaria, è ad uno dei suoi ultimi esami prima della laurea.
È in corridoio, si è preparata bene per l’esame, aspetta il suo turno quando improvvisamente comincia a sudare freddo, a sentire il cuore battere fortissimo, ad aver paura di svenire. Senza salutare i compagni scappa di corsa a casa e non sostiene l’esame. Da allora difficilmente si muove da casa, lo fa solo se accompagnata da qualcuno di fiducia. La sua vita sociale è diventata molto limitata.
Ecco quelli che sono i sintomi di un classico attacco di panico (DAP)… sintomi fisiologici incontrollabili che spaventano, pensieri che annebbiano la testa, la sensazione di morire, di perdere il controllo, di paura che ha come unica soluzione la fuga.
L’attacco di panico può insorgere in ogni momento ed in ogni situazione senza che il soggetto riesca a controllarlo o a gestirlo. All’inizio l’attacco di panico spesso si manifesta in contesti specifici (a volte in situazioni correlate all’insorgenza del primo episodio), spesso ha un oggetto ben determinato (paura di spazi aperti, di guidare, delle autostrade, delle gallerie ecc), ma sovente poi, con l’andar del tempo, per paura, subisce una sorta di generalizzazione che trasforma l’individuo in soggetto ritirato ed isolato che evita qualunque situazione per timore di avere un nuovo attacco.
Una volta avuto il primo attacco di panico, se non affrontato adeguatamente e risolto, il soggetto, per reazione, quindi, può ritirarsi a causa della paura ed evitare di esporsi in qualunque situazione diventando così un “isolato sociale”.
La terapia breve strategica ha sperimentato un protocollo, messo in pratica da circa 25 anni, che in pochissime sedute (a volte sono sufficienti solo 3 incontri) risolve i problema con un successo di circa il 95% dei casi.
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